Agosto 2001
Panda
(WWF)

Diversita` Biologica

TRE MELE

a cura di Fabrizio Bulgarini e Barbara Mariotti

Agli inizi del '900 la produzione italiana di mele poteva vantare ben 150 varieta`. Dopo soli venti anni le varieta` di interesse commerciale si erano ridotte a 20. Oggi i tre quarti delle mele che giungono sulla nostra tavola appartengono a tre sole varieta`: Golden Delicius (44,8%), Red Delicius (14,6%) e Rome Beauty (11,8%). Nello stesso arco di tempo le mandorle sono passate da 752 a 11 varieta` e analoga sorte e` toccata alle pere, alle pesche, alle susine (C.O.O. Ferrara, 1997).
Appare chiaro che la tendenza dei produttori agricoli e zootecnici sempre piu` si orienta verso quelle varieta` domestiche piu` vantaggiose, in grado cioe` di assicurare una produttivita` maggiore. Una cosi` radicale contrazione di diversita` genetica, anche nel campo delle specie domestiche, ha reso le produzioni agricole e zootecniche estremamente vulnerabili verso l'attacco di parassiti e agenti patogeni.
Si pensi che ancora negli anni novanta ceppi mutanti della peronospora della patata (Phytophthora infestans) hanno azzerato quasi completamente il raccolto mondiale di patate. Solo grazie ad una varieta` endemica di patata della regione andina, conosciuta e coltivata per lo piu` dalle popolazioni locali e resistente all'aggressione del parassita, e` stata possibile la ripresa della produzione di questo tubero.
Alla debolezza genetica delle coltivazioni agricole e delle produzioni zootecniche si e` risposto esasperando ancor piu` la situazione, ricorrendo cioe` a due pericolose strategie tecnologiche. In primo luogo la via della guerra chimica contro i parassiti e gli agenti patogeni, che, soprattutto in agricoltura, ha significato inquinare pesantemente gli ecosistemi con conseguente concentrazione di sostanze velenose e cancerogene lungo tutte le catene alimentari e particolarmente nei"consumatori di vertice", uomo compreso (una recente ricerca condotta su incarico del governo USA ha accertato la significativa presenza di pesticidi, metalli pesanti e derivati della plastica nel sangue di gran parte degli americani).
La seconda via e` stata quella della manipolazione genetica di organismi vegetali e animali, col fine di aumentarne la produttivita` e la resistenza a parassiti e agenti patogeni. In questo modo sono stati introdotti nelle catene alimentari organismi costruiti nei laboratori, i cui effetti sulla salute, nel medio e nel lungo periodo, sono del tutto sconosciuti.
Inoltre le multinazionali della chimica e della manipolazione genetica stanno provvedendo a "ritoccare e brevettare" numerose varieta` alimentari tradizionalmente utilizzate dalle popolazioni locali in Africa, in Centro e Sud America e in Asia, condannandole, in nome della globalizzazione, ad una totale dipendenza tecnologica e alimentare dai paesi ricchi.
Alla luce di cio` appaiono quanto mai interessanti le iniziative per la conservazione del germoplasma, per il recupero e la conservazione del patrimonio genetico di specie o varieta` ormai estinte. Si tratta di piante alimentari che per millenni hanno accompagnato la storia dell'uomo, spesso di elevato valore nutritivo ed eccezionale resistenza agli agenti patogeni, ma in tempi recenti abbandonate perche` mal si prestano ai lunghi stoccaggi richiesti dalle moderne catene di distribuzione.
La via del recupero e della conservazione della biodiversita` potra` rivelarsi la strada maestra per contribuire a risolvere i problemi alimentari di molte popolazioni, nella convinzione che la biodiversita`, nei suoi molteplici aspetti, e` la risorsa naturale di gran lunga piu` importante di cui disponiamo.
(Stefano Petrella)

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