L’applicazione sempre piu` diffusa della ingegneria genetica in vari campi (l’agroalimentare tramite gli OGM - Organismi Geneticamente Modificati, la medicina con la clonazione animale e, fra poco, umana, ecc.) introduce inquietanti problemi di ordine ambientale, sanitario e morale. Le associazioni ambientaliste, quali Legambiente, sono da sempre schierate su posizioni favorevoli alla ricerca pura, ma contrarie ad un uso indiscriminato delle scoperte scientifiche.

Queste posizioni si scontrano purtroppo con la cieca avidita` di poche immense multinazionali, che tentano in tutti i modi, soprattutto tramite alcune organizzazioni internazionali, quali il WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio), di avere mano libera nella produzione e commercializzazione dei loro "prodotti" brevettati.

Non facciamoci illusioni: questa e` la vera faccia del Liberismo.

By Circolo Legambiente "Il Tiglio", Vigasio.

COLTURE TRANSGENICHE:
DANNI AMBIENTALI ACCERTATI E INEVITABILI

(Per gentile concessione di Greenpeace, Feb. 2001)

Liberi di protestare ma non si puo' mentire all'opinione pubblica. Questo il giudizio di Greenpeace circa la manifestazione degli scienziati favorevoli all'applicazione a tutto campo dell'ingegneria genetica. L'associazione ambientalista ribadisce che la propria opposizione non e' alla ricerca genetica tout court, come ha lasciato intendere il Ministro Veronesi, ma sopratutto alla sua applicazione in campo agroalimentare. I rischi connessi con le coltivazioni transgeniche sono ormai evidenti in particolare nei paesi dove sono utilizzate da piu' tempo come Stati Uniti e Canada. Qui e' stato dimostrato come le caratteristiche di resistenza agli erbicidi indotte nelle varietà transgeniche siano migrate in varietà selvatiche infestanti, in alcuni casi con l'acquisizione di resistenza multipla, e la creazione di piante superinfestanti. Per combattere queste ultime si dovrà fare ricorso a prodotti sempre piu' tossici. E' solo una delle prove lampanti che l'inquinamento genetico, una volta innescato, non e' piu' controllabile. Senza contare i rischi sanitari che, secondo Greenpeace, sono potenzialmente molto preoccupanti. "E' stato dimostrato che la soia della Monsanto resistente all'erbicida Roundup (RR) prodotto dalla stessa multinazionale presenta una composizione chimica diversa da quella della soia convenzionale per 3 micronutrienti ed un acido grasso e, cio' che piu' preoccupa, una maggiore quantità di inibitore della tripsina, un fattore la cui presenza determina una maggiore difficoltà della digestione di alcune proteine che in alcuni studi di laboratorio e' stata associata ad un ritardo dell'accrescimento e all'alterazione delle cellule pancreatiche. Nonostante cio', ne' l'azienda ne' le strutture sanitarie pubbliche hanno effettuato alcuna verifica sulle possibili conseguenze sanitarie derivanti dall'uso alimentare prolungato dalla soia RR prima della sua immissione sul mercato" ha dichiarato Fabrizio Fabbri di Greenpeace. Persino il riso alla vitamina A, proposto come soluzione della carenza nutritiva di questo elemento che affligge milioni di persone nei paesi in via di sviluppo e che e' causa di cecità per centinaia di migliaia di bambini, e', secondo gli studi di Greenpeace, molto meno efficace di quanto sostenuto dalle industrie biotecnologiche. Secondo le informazioni scientifiche disponibili, per poter far fronte al fabbisogno giornaliero procapite di questo oligoelemento attraverso l'assunzione di riso dorato (cosi' chiamato per la presenza del betacarotene, un precursore della vitamina A) se ne dovrebbe consumare 6 chili al giorno, una quantità inconcepibile, invece della media attuale di 300 grammi . Ma oltre l'aspetto puramente ambientale e sanitario, l'applicazione di molte biotecnologie solleva anche problemi di ordine etico e morale che non riguardano solo la manipolazione degli embrioni, soprattutto quelli umani, e la creazione di embrioni misti, ma anche lo sfruttamento commerciale garantito dalla brevettabilità degli organismi transgenici e di singoli frammenti di DNA. "Chiediamo agli scienziati oggi riuniti di prendere posizione contro il sistema dei brevetti che attualmente consente di rivendicare la proprietà esclusiva sui geni manipolati e sulla loro discendenza. Il rilascio di brevetti potrebbe addirittura rallentare il progresso e l'applicazione profilattica delle scoperte: ricercatori statunitensi sono stati ad esempio costretti a sospendere l'uso di un gene mutato per la diagnosi precoce del tumore alla mammella dopo aver ricevuto una "diffida" dai detentori del brevetto del gene che effettuano gli stessi test diagnostici al doppio del costo di quello praticato dalle strutture pubbliche" ha concluso Domitilla Senni, direttore di Greenpeace.

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