per la globalizzazione dei diritti umani, della democrazia e della solidarietà

Marcia per la pace Perugia-Assisi

Cibo, acqua e lavoro per tutti
Domenica 14 ottobre 2001
Partenza ore 9.00 - Perugia, Giardini del Frontone
Conclusione ore 16.00 - Assisi, Rocca Maggiore

Appello

Domenica 14 ottobre 2001, noi, donne e uomini delle Nazioni Unite, marceremo lungo la strada che da Perugia conduce ad Assisi per promuovere la globalizzazione dei diritti umani, della democrazia e della solidarietà. Oggi il mondo dispone delle capacità necessarie per raggiungere questo obiettivo. Ma occorre cambiare strada e riconsiderare innanzitutto le priorità della politica e dell’uso delle risorse.
Ci muove la consapevolezza che non ci sono processi inevitabili, che "un altro mondo è possibile" e che per costruirlo è necessario promuovere la globalizzazione dal basso: una grande alleanza mondiale di donne e uomini, organizzazioni della società civile, comunità ed Enti Locali impegnati a rifiutare ogni forma di violenza, nella pratica come nel linguaggio, e a sostituire la cultura della guerra con la cultura della pace, la cultura della competizione selvaggia con quella della cooperazione, l'esclusione con l'accoglienza, l'individualismo con la solidarietà, la separazione con la condivisione, l'arricchimento con la ridistribuzione, la sicurezza nazionale armata con la sicurezza comune.
Ci muove la preoccupazione per quei miliardi di persone senza diritti di cittadinanza, che sopravvivono e muoiono nel mondo: persone che compaiono e scompaiono di tanto in tanto, quando succede qualche inevitabile tragedia; persone che "esistono" solo se diventano un "problema di ordine pubblico" o una "opportunità di riduzione di costi" per qualche azienda multinazionale. Ci muove la preoccupazione per una società civile sempre più sotto pressione da una competizione sfrenata, colpita da un’enorme crescita dell'insicurezza (economica, relativa al posto di lavoro e al reddito, sanitaria, culturale, personale e collettiva, ambientale e politica) e dalla sensazione che stia venendo meno ogni certezza, che siamo al tramonto di ogni regola.
Ai governi più ricchi e potenti del mondo che si sono riuniti a Genova noi abbiamo chiesto e chiediamo innanzitutto più democrazia. La democrazia è la via maestra che vogliamo e dobbiamo percorrere per affrontare le sfide del nostro tempo, riaffermare il primato della politica e migliorare il mondo in cui viviamo. Ma la democrazia (tutta la democrazia: quella politica, economica, sociale, rappresentativa, diretta, partecipativa) deve superare i confini dello stato nazionale ed estendersi anche ai grandi santuari della politica e dell’economia internazionale, dalla città fino alle Nazioni Unite. Senza democrazia, la globalizzazione è totalitarismo e colonialismo.
Chiediamo cibo, acqua e lavoro per tutti. E’ scandaloso che nonostante l’enorme crescita della ricchezza mondiale e gli straordinari progressi scientifici e tecnologici ci siano ancora tante famiglie nel mondo escluse da questi diritti fondamentali: 800 milioni di persone che soffrono la fame, un miliardo e duecento milioni di persone che non hanno accesso all’acqua potabile, 160 milioni sono le donne e gli uomini senza lavoro (34 milioni solo nei paesi industrializzati) e ancora di più sono coloro che nonostante un duro lavoro sopravvivono nella povertà. 250 milioni sono i bambini costretti a lavorare spesso in condizioni terribili. Come potrà mai esserci pace in un mondo come questo? Noi chiediamo che questi tre diritti fondamentali di ogni persona vengano posti da subito al centro dell'impegno degli Stati, delle istituzioni internazionali e degli stessi enti di governo locale.
Globalizzare i diritti umani, la democrazia e la solidarietà: questa è la pressante richiesta che viene da una moltitudine di donne, uomini e istituzioni locali di tutto il mondo. Queste "donne e uomini planetari" non chiedono nulla per sé ma per l’umanità intera. Essi sono l’embrione di una società civile globale che sta crescendo attorno ai valori della pace e della giustizia, dei diritti umani e della nonviolenza. Essi sono una risorsa straordinaria per il nostro comune futuro. Nelle loro e nelle nostre mani è riposta la possibilità e la responsabilità di cambiare questo mondo.
Andando verso Assisi, come quarant’anni fa Aldo Capitini, rinnoviamo innanzitutto il nostro impegno di donne e uomini liberi: "a ognuno di fare qualcosa".

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Appello al Parlamento e al Governo Italiano,
al Parlamento Europeo, alla Commissione Europea, al Consiglio Europeo e all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite

Le promesse e le buone intenzioni non hanno mai salvato una vita umana. Urgono decisioni precise e vincolanti come queste: